Le maschere genovesi non sono solo costumi ma vere e proprie espressioni di un’anima popolare e irriverente

Il Carnevale a Genova non è solo una festa di colori e musica, ma anche di personaggi che da secoli popolano la tradizione della città. Le maschere genovesi non sono solo costumi, ma vere e proprie espressioni di un’anima popolare e irriverente, che non ha paura di ridere delle proprie debolezze e di quelle della società.

Una delle maschere più celebri e amate è quella di Beppe, che rappresenta l’uomo comune, un “osto” (tipo, persona) che incarna lo spirito di ogni genovese. Beppe è una figura umile, ma dal grande spirito, un personaggio che nasce dalla satira e dall’ironia popolare. “Beppe a l’è ‘n osto” (Beppe è un tipo), è un modo di dire che sottolinea il carattere spassoso e un po’ burbero di questa maschera, che diventa protagonista di scherzi, burlonerie e situazioni comiche. Beppe, in un certo senso, è la voce del popolo che si esprime attraverso il Carnevale, ridendo di sé stesso e di tutto ciò che lo circonda.

Un altro personaggio importante, seppur meno conosciuto, è “Balilla”, simbolo del genovese più giovane e vivace, sempre pronto a sdrammatizzare la vita quotidiana con una battuta. La figura di Balilla ha radici nella tradizione popolare, legata a quel fervore patriottico e a quella voglia di riscatto che i genovesi hanno sempre avuto, senza mai perdere il sorriso. “Balilla l’è sempre in giru” (Balilla è sempre in giro), si dice, perché il suo spirito non si ferma mai, pronto a portare allegria in ogni angolo della città.

Le maschere di Carnevale, per i genovesi, non sono solo un travestimento: sono un modo per esprimere la propria identità e la propria visione del mondo. Indossare una maschera significa anche fare una critica sociale, senza mai perdere quel carattere un po’ irriverente tipico della città. Come si dice in dialetto, “A carnevâ l’è ‘na risata” (Il Carnevale è una risata), e proprio in questa risata si nasconde la saggezza e l’umorismo di chi, pur vivendo tra difficoltà e sacrifici, non perde mai la capacità di sorridere.

Ma il Carnevale genovese è anche il Carnevale delle maschere popolari, quelle fatte di cartapesta, dai colori sgargianti, che durante le sfilate prendono vita per le strade. “I maschere fan parte da ‘a festa” (Le maschere fanno parte della festa), dicono i genovesi, e non c’è Carnevale senza che queste figure comiche invadano le piazze e i vicoli della città. Le maschere non sono solo personaggi da ammirare, ma diventano un simbolo di un popolo che sa come divertirsi, ridere e, soprattutto, prendersi in giro.

In ogni angolo della città, dalle grandi piazze ai piccoli vicoli, si respirano risate e allegria, e non importa quale maschera indossi, perché, come dicono i vecchi genovesi: “Tutti i genovesi l’hanno ‘na risata pronta” (Tutti i genovesi hanno una risata pronta). Ecco, questo è il Carnevale di Genova: un momento di spensieratezza, ma anche di riflessione, dove ogni maschera è un pezzo della città stessa, un pezzo di quella tradizione che non si è mai fermata e che continua a raccontare la storia di una Genova orgogliosa della sua cultura e della sua gente.