Le mete orientali sono sempre più gettonate tra i vacanzieri genovesi
Chi vuole fare un viaggio all’estero guarda non solo al Vecchio Continente e agli Stati Uniti d’America ma anche a mete più “esotiche” come il Sud America, l’Africa, la Penisola Araba e l’Estremo Oriente. L’Oriente asiatico è vastissimo e c’è l’imbarazzo della scelta. Tra le mete emergenti più gettonate dai genovesi c’è la Corea del Sud con le sue località affascinanti come Jeju, vera meraviglia naturale. Perché Jeju è una delle Meraviglie del Mondo Naturale? La notorietà dell’isola di Jeju è legata alla sua particolarità naturale. Nel 2011 è stata insignita del titolo di meraviglia naturale del mondo dalla NOWC, a fianco della foresta Amazzonica, della baia di Ha Long, delle cascate di Iguazù, e dell’isola di Komodo. Al suo interno l’isola di Jeju ospita un sito patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO, i tunnel di lava dell’isola di Jeju, con tanto di parco naturale ideale per escursioni nella natura, il quale tra l’altro ospita numerose specie vegetali endemiche. Il tutto ha fatto guadagnare all’isola di Jeju il soprannome di Hawaii coreana o di Capri coreana.
La Corea del Sud è ricca di località da visitare. Non solo la capitale Seul, tappa ovviamente imprescindibile, per chi arriva con un volo intercontinentale, ma anche Busan e Gyeongju. Gyeongju è una meraviglia senza tempo. Il centro storico di Gyeongju è stato un baluardo del regno di Silla e oggi è una perla meravigliosa. Tappa finale della Via della Seta Marittima, crocevia di storie, di tessuti, di pietre preziose e di ori. A Gyeongju si possono ammirare templi e resti dell’epoca di Silla e delle altre entità storiche che sono venute dopo, integrate nell’ambiente e nella natura. Non ci sono grattacieli. Qui ci si immerge in un museo a cielo aperto.
Si può passeggiare a Tumuli-gongwon, il sito con le tombe a tumulo in cui si cammina immersi in una natura suggestiva. Questo luogo consente di entrare in contatto con il passato della rinomata località sudcoreana. La morfologia di questo complesso funerario è una delle perle di Gyeongju. Gli scavi continuano a portare alla luce gemme e tesori di impareggiabile valore.
Tra i luoghi sacri più suggestivi da visitare c’è il Tempio Guinsa, 150 chilometri a sud ovest di Seoul. Il Tempo Guinsa è circondato da montagne. I viaggiatori si spingono fino a qui per fare trekking, per pregare, meditare e per immergersi nella natura.
Non è cosa comune entrare in contatto con i monaci, in Corea del Sud. I templi sono quasi deserti, fatta eccezione per le cerimonie religiose. Nel Tempio Guinsa, invece, è consuetudine offrire del cibo a chiunque, che sia coreano buddista, cristiano o straniero, in segno di gratitudine per chi riconosce l’importanza della fede.
Il tempio è relativamente recente ed è stato costruito durante l’ultimo anno di occupazione giapponese. Nato come una semplice capanna, nel tempo è cresciuto grazie alle tante donazioni ricevute. I monaci servono ingredienti prodotti da loro stessi come salsa di soia, fagioli fermentati e ogni tipo di vegetale. Non manca il kimchi nazionale. L’acqua ricca di amido con cui si è lavato il riso viene usata per preparare le zuppe. Il temple food è un sistema salutare di alimentarsi ed è sperimentabile in molti luoghi, in Corea. Almeno per un pasto, i monaci riescono a creare un’unica grande famiglia. L’importante è non lasciare nulla nel piatto perché il cibo non va mai sprecato, nemmeno quando è gratuito.