Quezzi: il quartiere collinare che occupa la valletta del Rio Fereggiano
Quezzi amministrativamente fa parte del Municipio III – Bassa Val Bisagno. Si tratta di un quartiere collinare, che occupa la valletta del Rio Fereggiano. Confina con Marassi, San Fruttuoso e Sant’Eusebio. Il quartiere è raggiungibile con una strada urbana che inizia dal fondovalle – corso Sardegna, nel quartiere di Marassi -, risalendo la collina fino alla chiesa della Natività di Maria, con una percorrenza di circa 10 minuti in auto. La strada assume lungo il percorso le denominazioni di via Fereggiano, via Piero Pinetti, via Giovanni Daneo e via Susanna Fontanarossa.
Tra gli edifici religiosi del quartiere c’è da segnalare la chiesa della Natività di Maria Santissima di Quezzi che sorge in posizione dominante sulla valle del Fereggiano. La chiesa subì un importante rifacimento nel 1788 e fu ingrandita nel 1893, dotandola di sei cappelle in luogo delle due precedenti. Nella chiesa sono conservati dipinti di Bernardo Castello (Natività), Orazio De Ferrari (Assunta) e Luca Cambiaso (Maria Maddalena e altri Santi venerano la Madonna col Bambino). Adiacente alla chiesa si trova l’Oratorio di Santa Maria Maddalena, edificato nella seconda metà del Quattrocento per volere dell’omonima Confraternita.
Il campanile della chiesa di Santa Maria potrebbe risalire al Trecento e sarebbe sorto sulla struttura di una torre difensiva medioevale. All’originale struttura romanica dotata di una bifora, un tempo murata e riaperta durante i lavori di restauro del 2006, è stata sovrapposta una nuova cella campanaria in tempi recenti. Il concerto di sei campane in re maggiore di cui è dotato risale al 1922 ed è stato realizzato dalla fonderia “Fratelli Picasso” di Avegno.
La vera particolarità è rappresentata dai suoi campanari che ci hanno tramandato tramite il manoscritto di uno di loro, Giovanni Battista Santagata, una raccolta di quarantacinque sonate, religiose e non. Il manoscritto, redatto nel 1983, è rimasto inutilizzato e quasi dimenticato negli archivi parrocchiali fino al 2006 quando un giovane campanaro, Luca Dellacasa, ha tenuto un concerto utilizzando questi spartiti che sono ad ora gli unici ritrovati nel genovesato.